LA CONFRATERNITA DEI PILOTI DI NAVI

da “Storia di Venezia” di Frederic Lane

la COCCA una nave medioevale veneziana dallo scafo quasi rotondo

la COCCA una nave medioevale veneziana dallo scafo quasi rotondo

I continui spostamenti dei banchi di sabbia e del canale navigabile che immetteva al bacino di San Marco rendevano necessari  i servizi dei piloti che erano organizzati in una corporazione privilegiata. A eccezione degli uomini che formavano l’equipaggio delle barche lunghe usate per il rimorchio delle navi in difficoltà tutto il personale dell’ammiraglio preposto al controllo del porto e delle bocche di accesso e cioè guardiani del faro ed ispettori, era costituito da piloti in pensione.Per essere pronti a condurre le navi nelle acque interne di Venezia durante la difficile stagione invernale, i piloti in servizio attivo erano tenuti a recarsi dal 1 settembre al 31 marzo nella istriana Parenzo e ad aspettare qui il passaggio delle navi che li prendessero a bordo. I cosidetti grandi piloti o “pedotti grandi” erano una aristocrazia che nel 1458 contava non più di 13 membri e si spertivano il lavoro più lucroso alla guida delle navi maggiori. Per i vascelli minori c’erano i “piloti piccoli”  Sebbene abitassero in Istria la metà dell’anno eranto tutti solo veneziani, a nessun istriano era concesso farne parte, nè intascare gli onorari.

Se soltanto gente esperta era in grado di guidare le navi grandi nel passaggio dei banchi di sabbia antistanti al lido, tutti i veneziani erano a loro agio nell’acqua. Gli altri italiani beffavano i veneziani per il modo con cui andavano a cavallo (per ironia succede oggi con l’auto,:nota mia, chi ha visto l’amico Paolo Borsetto guidare sa di cosa parlo 🙂 dicendo che tenevano le briglie come fosse un timone e se la prendevano con quadrupede perché “beccheggiava” controvento…

riportato da millo bozzolan

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